mercoledì 2 dicembre 2020

GIONA E I PREGIUDIZI

Durante la DID, gli insegnanti sperimentano non solo una nuova didattica ma anche un nuovo modo di rendere attuale storie del passato.

E’ il racconto di Giona : un ignoto autore del V-IV secolo a.C. affronta un argomento scottante per la cultura ebraica. Con una sorta di parabola o finzione didattica propria del midrash, viene deplorata la resistenza di Israele a partecipare i doni di JHWH, di esclusivo privilegio.

Il testo racconta di Giona profeta, vissuto nel VII secolo a.C. come dice 2 Re 15,25, al quale Dio affida il compito di ammonire la popolazione di Ninive, il cui comportamento aveva suscitato la collera divina. Ma Giona, fu colto dalla paure, anziché ubbidire, fuggì per mare dalla parte opposta. Viene inghiottito da una balena e rimane nel suo ventre tre giorni, tempo in cui riflette sul suo comportamento. Giona rimane deluso perché i pagani si convertono alla sua predicazione Il profeta con condivide l’eccessiva bontà di Dio e che si lascia impietosire dopo aver minacciato il giudizio. 

Il libro si conclude con il brano dell’alberello di ricino, nato e morto in giornata, una lezione impartita a Giona, accecato dai suoi pregiudizi su Ninive e incapace di capire la compassione divina.

La storia di Giona è ricca di colpi di scena e di spunti interessanti. Giona, in ebraico Jonah, significa “colomba”. Uomo buono, ma ostinato e collerico. Fa controvoglia quello che Dio gli ordina e non capisce che, sperando di veder scomparire il popolo di Ninive, Giona si mostra ingiusto ed egoista.

La Bibbia non precisa quale tipo di pesce inghiotte Giona. Si può pensare a una balena, come nella storia di Pinocchio. In realtà il pesce è solo un simbolo, perché nessun uomo può rimanere vivo per tre giorni nel ventre di un pesce.

Giona rimane nel ventre del pesce per tre giorni e tre notti: era come rinchiuso in una tomba. Questa immagine ricorda quella di Gesù, che resuscita. Il profeta non è morto, non resuscita ma nasce ad una nuova vita. Rimanere nel ventre del pesce, e quindi a contatto con la profondità della sua anima, gli permise di riconoscere la grandezza e la potenza di Dio.

Cosa insegna oggi questo racconto?

Quali sono i parallelismi con Pinocchio?

Giona e Gesù?

Queste sono solo alcune domande dalle quali si può accendere la riflessione.



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