mercoledì 30 ottobre 2019

HALLOWEEN O NOTTE DEI SANTI?


Nelle diverse regioni italiane, sono tante le tradizioni legate al ricordo dei defunti: quelle più conosciute hanno per protagonista la tavola, apparecchiata tutta la notte con cibi e bevande (latte, dolci, fave secche, castagne, pane).  Tra i dolci, possiamo ricordare il “pane dei morti” (amaretti, frutta secca cannella e noce moscatae le “ossa dei morti” (farina, acqua, zucchero, cannella e chiodi di garofano, in qualche caso anche mandorle).
Il rito della commemorazione dei defunti è presente in tutte le civiltà e culture. Per la Chiesa Cattolica è collocato giusto dopo la festa dei Santi, cioè tutti coloro che vivono accanto a Dio in Paradiso. Negli ultimi anni, tuttavia, si assiste ad una progressiva perdita del senso sacro di questa ricorrenza, dovuto alla diffusione di Halloween con zucche di varie dimensioni, cappelli a punta e via dicendo; una sorta di Carnevale parallelo, insomma, che ha acquisito col tempo non solo una dimensione commerciale ma spesso una vera e propria esaltazione dell’horror.
Per contrastare questo fenomeno e ritrovare la dimensione cristiana, vi sono molte iniziative destinate soprattutto ai più giovani. Un esempio interessante, culturale e religioso allo stesso tempo, è quello proposto dall’Arcidiocesi di Torino, ovvero la “Notte dei Santi”; si tratta di un duplice invito rivolto agli adolescenti: il primo, alla preghiera, in Cattedrale con l’Arcivescovo, nello stile della preghiera di Taizé; il secondo, a partecipare ad una sorta di “concorso fotografico” sul tema “I Santi della porta accanto”. Le fotografie inviate faranno parte di una mostra esposta al Museo Diocesano.



Nell’immagine è nascosta questa bella citazione di Papa Francesco:
Così sono i santi: respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana. Oggi è la festa di quelli che hanno raggiunto la meta indicata da questa mappa: non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle “della porta accanto”, che magari abbiamo incontrato e conosciuto. (Papa Francesco, 2017)


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martedì 15 ottobre 2019

UNO SGUARDO ALL’AMAZZONIA


Dal 6 al 27 ottobre si tiene il Sinodo per l’Amazzonia. Papa Francesco, e con lui la Chiesa, pone uno sguardo attento a questo territorio, che rappresenta per il nostro pianeta una delle maggiori riserve di biodiversità: più di sette milioni e mezzo di chilometri quadrati, che si estendono in nove Paesi (Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela, Guyana Francese) e circa tre milioni di indigeni, che rappresentano quasi 390 popoli e nazionalità differenti.
Si tratta di prendere coscienza della necessità di un cammino dalle molteplici dimensioni: spirituale, sacramentale, missionaria sociale ed ecologica. L’attenzione all’ambiente, la dignità umana, la preservazione dell’identità culturale, lo sviluppo integrale della persona sono aspetti fondamentali del messaggio evangelico, già espressi nell’Enciclica Laudato Si’ del 2015.
Riportiamo qui un breve estratto dall’omelia di apertura del Sinodo:

 (…)Essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che dobbiamo chiedere nella preghiera. Egli, che fa nuove tutte le cose, ci doni la sua prudenza audace; ispiri il nostro Sinodo a rinnovare i cammini per la Chiesa in Amazzonia, perché non si spenga il fuoco della missione.
Il fuoco di Dio, come nell’episodio del roveto ardente, brucia ma non consuma (cfr Es 3,2). È fuoco d’amore che illumina, riscalda e dà vita, non fuoco che divampa e divora. Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo. Eppure quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione! Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto.

(dall’omelia di Papa Francesco durante la messa per l’apertura del Sinodo dei Vescovi per l’Amazzonia, 6 ottobre 2019)


Per un tour virtuale ai margini dell’Amazzonia, dove termina la strada…




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