domenica 19 febbraio 2017

CURIOSITA’ - IL BASSO PROFONDO



Il “basso profondo” indica la qualità di una voce in grado di scendere sotto il rigo del pentagramma, “le più gravi di tutte le voci, che cantano il basso sotto il basso stesso” (Jean-Jacques Rousseau, trad. da Dictionnaire de musique, in Collection complète des oeuvres, VOL. 9, Genève 1780-1789). Nelle partiture il termine è stato utilizzato solo a partire dal 1915, quando il ruolo viene richiesto esplicitamente per la messa in scena di un’opera.
L’arte del basso profondo è particolarmente curata soprattutto presso i cori cristiano-ortodossi russi che, secondo un’antichissima tradizione, sono formati dalle sole voci maschili, cioè i tenori e i bassi; questi ultimi comprendono gli ottavisti, veri e propri "contrabbassi umani" in grado di cantare un’ ottava inferiore rispetto al normale registro di basso e di raggiungere note di una profondità impressionante, come il LA e il SOL ultragravi. L’assenza di strumenti musicali nella liturgia russa ha favorito lo sviluppo di questo tipo di voce, fondamentale per la simulazione dei suoni più profondi prodotti abitualmente dall’organo. Tra gli ottavisti contemporanei si possono citare ad esempio Vladimir Miller, solista del coro dello State Academic Capella di San Pietroburgo e Aleksander Ort, della Cattedrale Vladimir Icon of the Mother of God, una delle chiese più vecchie della città, il quale sembra sia riuscito a raggiungere il grado più profondo della voce come il DO ultragrave (tre ottave sotto il do centrale).