Il
libro di Alessandro D’Avenia si presta molto bene alla lettura, sia per adulti
ma soprattutto per gli adolescenti. L’autore usa il linguaggio di un
adolescente per affrontare temi importanti come la scuola, il rapporto con i
genitori, il tempo libero e l’amore vero. Il ragazzo ha la fortuna di avere
come insegnante di religione Don Pino Puglisi, che gli propone di andare ad
aiutarlo nella parrocchia del quartiere Brancaccio di Palermo. Il ragazzo un
po’ timoroso, un po’ svogliato perché deve partire per una vacanza studio a
Londra segue Don Pino. Lì incontra i bimbi del quartiere e le sue regole, ma
incontra anche, poi se ne accorgerà, l’amore descritto da Dante e Petrarca. La
vita del giovane cambia radicalmente e capisce ciò che veramente è importante:
“ l’amore per chi abbiamo accanto, per le persone che la vita ci affida…l’amore
non è una rivoluzione, ma una rivelazione”.
Ma
il lavoro di Don Pino tra la gente di Brancaccio non passa inosservato e lì un”
branco di lupi affamati si aggira per Brancaccio senz’altra meta che la fame”,
la carne del sacerdote. Il 15 settembre 1993 Don Pino mentre rientra nella casa
parrocchiale, all’uomo che gli sbarra la strada gli dice “Me l’aspettavo”. Lui
muore con un sorriso e l’assassino quel sorriso lo sognerà tutte le notti come
a dirgli “non sai quel che fai, tu sei altro”.
Il
sacrificio di Don Pino non è la sua morte, quella ne è la conseguenza. Il suo
sacrificio è ciò che la parola sacrificio dice: fare sacre le cose. Don Pino
rendeva sacro ciò che toccava, lo difendeva come la cosa più preziosa: bambino,
ragazzo, uomo che fosse.
Chi
venne dopo di lui continuò la sua opera e fu costruita la scuola media di
Brancaccio, intitolata a Don Pino Puglisi e inaugurata il 13 gennaio 2000.