domenica 11 febbraio 2018

LA CLAUSURA OGGI

La frenesia della vita quotidiana, l’inizio del periodo di Carnevale e l’avvicinarsi della Quaresima, fanno pensare a chi nella vita fa scelte vocazionali diverse dai laici. Ha sempre affascinato il monachesimo di ieri e di oggi.

Il monachesimo nacque in Oriente. A partire dalla fine del III secolo, alcuni cristiani del Medio Oriente e dell’Egitto decisero di allontanarsi dalle città e dai centri abitati. Ritenevano che la solitudine permettesse di seguire fino in fondo l’insegnamento evangelico, per questo furono chiamati monaci. Il monachesimo consiste quindi nella scelta di abbandonare la vita comune per dedicarsi completamente alla vita religiosa. Alcuni monaci andarono a vivere nel deserto o in luoghi inospitali, in completa solitudine: erano chiamati eremiti (dal greco èremos, deserto) o anacoreti (colui che si ritira). Gli eremiti si dedicavano alla preghiera e facevano penitenza rinunciando a tutte le comodità.
L'ascetismo femminile è attestato in Occidente con maggior rilievo e prima ancora di quello maschile. Basti pensare alle sorelle di San Girolamo o di Sant'Ambrogio, alle grandi dame romane che recepirono da Atanasio il fascino dell'ascesi. Il fervore religioso delle donne altolocate della società tardo romana contribuì al moltiplicarsi di monasteri femminili in Gallia, lungo la Penisola Italica ed anche in Britannia.
Nel 1216 Papa Onorio III diede il permesso di costituire comunità femminili senza adottare una regola esistente ne' di aderire a un vecchio Ordine. Gli Ordini dei Domenicani e dei Francescani aggiunsero a quello maschile anche l'Ordine femminile. Quello delle Clarisse, fondato da Santa Chiara, ebbe una grande storia, così come le Beghine e le Orsoline, che svolsero continue ed importanti attività caritative. Di grande importanza furono le decisioni prese durante il Concilio di Trento (1545-1563), che da un lato riconfermava il valore dei voti religiosi ed esaltava il valore della rinuncia monastica, dall'altro imponeva una serie di deliberazioni disciplinari, più attente e minute di quelle stabilite per il monachesimo maschile, che finivano per comprimere gli spazi di autonomia e l'impegno sociale degli istituti femminili. Le badesse non furono più elette a vita, ma per un triennio, la clausura venne resa più severa, la dipendenza dai conventi maschili fu riaffermata.
Il distacco dal mondo e dalle sue logiche per dedicarsi a un'intensa ricerca spirituale è fenomeno di carattere universale, riscontrabile con caratteristiche specifiche in diversi contesti religiosi. Tale scelta di vita, segnata dal distacco dal mondo, nella mortificazione del corpo e nella preghiera, è un'esperienza ampiamente diffusa in una pluralità di ambiti religiosi dell'umanità, e che dell'umanità ha accompagnato (e accompagna tuttora) il cammino storico, all'interno di ambiti di civiltà e contesti antropologici anche molto diversi tra loro. 
Le monache Clarisse (in latino ordo sanctae Clarae, O.S.C.) sono le religiose di voti solenni appartenenti all'ordine fondato da San Francesco e Santa Chiara d'Assisi (da cui le Clarisse derivano il nome) nel 1212: seguono la regola approvata da Innocenzo IV. Chiara, fuggita dalla casa del padre, si recò alla Porziuncola di Assisi, dove subì da Francesco il taglio dei capelli e ricevette il velo monastico; affidata inizialmente alle Benedettine, allorquando venne raggiunta dalla sorella Agnese e da altre compagne venne trasferita negli umili locali annessi alla chiesetta di San Damiano (da cui derivarono il nome con cui erano originariamente designate: Povere di San Damiano o Damianite).
La vita scandita con letizia dalla preghiera alle 5,30 del mattino, colazione alle 8,00, poi la preghiera, lavori in convento di pulizia, cucina, assistenza alle sorelle anziane, lavoretti manuali di vario tipo, come la produzione di candele e piccoli manufatti in legno o cuoio. Prima del pranzo altre preghiere. Le ore scorrono veloci e non pesano alle sorelle. In fondo, tutti si isolano dalle cose o dalle persone che fanno paura o che potrebbero fare male e si tengono a distanza. Anche questa è una sorta di clausura. 
La clausura non è una punizione o una colpa: è una scelta. Oggi è un cambiamento drastico, non si sceglie se non lo si vuole davvero. Abituati alle corse, agli orari, agli impegni, alle scadenze, ai rumori, non si pensa ad un altro tipo di scelta.

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