Nell’affrontare la “Giornata
della Memoria” e la “Giornata del Ricordo”, spesso nelle classi si portano come
esempio le opere d’arte o libri particolarmente significativi.
E’ il caso dell’opera
d’arte di Chagall “La crocifissione bianca” e il libro di C. Potok “Il
mio nome è Asher Lev”.
Marc Chagall, che era
nato nel 1887 in Bielorussia, a Vitebsk, e apparteneva a una famiglia ebrea ben
inserita nella locale comunità chassidica, dipinse la tela nel 1938 a Parigi, dove
risiedeva da tempo con la famiglia. L’Europa stava vivendo uno dei momenti più
bui e tragici della sua storia: Hitler avrebbe invaso la Polonia l’anno
seguente e per gli ebrei era iniziato il tempo del dolore: risale proprio
all’autunno del ‘38 la “Notte dei Cristalli”, un evento che segnò l’inizio
della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal
nazismo.
L’ebreo Chagall si serve
della teologia cristiana per raccontare i patimenti del suo popolo».
La Crocifissione bianca è un dipinto dai
colori vivi, che mostra l’influenza esercitata sul pittore dai surrealisti; un
dipinto dallo stile onirico caro a Chagall, prediligeva i contrasti, i
paradossi, era un artista profondamente ebreo.
Al
centro dell’opera spicca il grande crocifisso raggiunto da una luce
bianchissima e divina che proviene dall’alto: Cristo, con il volto reclinato e
gli occhi chiusi, pare dormire. Il ventre è cinto non dal perizoma ma dallo
scialle rituale della preghiera, il tallit, mentre ai Suoi piedi arde la menorah,
il candelabro ebraico. Una corona dolente e disperata si muove intorno a Lui:
un susseguirsi di scene di violenza, distruzione, dolore. Una sinagoga è
avvolta dal fuoco appiccato da un uomo in divisa e stivali neri, un nazista;
una madre spaventata fugge stringendo a sé il figlio, mentre un ebreo scappa
portando in salvo la Torah e un altro attraversa le fiamme che si sprigionano
da un altro rotolo. Un vecchio, con una targa bianca appesa al collo, si mostra
umiliato e vulnerabile. Uomini stremati su una piccola barca chiedono aiuto
agitando le braccia; soldati dell’armata rossa avanzano con le loro bandiere
mentre le case capovolte di un villaggio mostrano la devastazione dei pogrom.
In alto, quasi come angeli, quattro figure dolenti piangono alla vista di tutto
questo dolore.
Nella Crocifissione bianca Chagall ha
scelto il grande emblema dell’Occidente cristiano, il crocifisso, per
raccontare le terribili sofferenze patite dal suo popolo: l’ebreo Gesù, inchiodato
sulla croce, ne diventa il simbolo. Per l’artista, che non era cristiano e non
considerava Gesù figlio di Dio, Cristo rappresenta il martire ebreo di ogni
epoca, la vittima innocente della prevaricazione e della violenza.
Avendo
letto anche i Vangeli, il pittore comprende che Gesù ricapitola in sé la
perfezione di ciò che nell’Antico Testamento si dice a proposito della
compassione, dell’umanità profonda, della capacità di sacrificio proprie
dell’autentico uomo di fede.
Chagall
conosceva bene la storia dell’arte cristiana e la scelta di ritrarre Gesù
addormentato quasi dolcemente sulla croce, che non grida e sembra entrare nella
pace, Cristo dormiente sulla croce, in
somno crucis, in attesa di essere risvegliato il mattino di Pasqua. Alcuni
artisti sostengono che l’intenzione di Chagall sia stata quella di ritrarre
Gesù addormentato come se volesse in qualche modo cercare un senso all’atroce
sofferenza del popolo eletto.
Quando fu chiesto a Papa Francesco quale fosse la sua opera d’arte
preferita, rispose indicando la Crocifissione bianca di Marc Chagall,
un’opera che non “è crudele, ma ricca di speranza e mostra un dolore pieno di
serenità” (diceva in una catechesi).
Invece un testo prezioso esempio di
vita ebraica è nella storia del protagonista,
Asher Lev, è un bambino ebreo chassidico di Brooklyn. L’autore Chaim Potok
descrive il bambino con uno straordinario dono per la pittura, che si scontra
con la cultura ebraica e le sue tradizioni. Diventa comunque allievo di uno
scultore ebreo non osservante e viaggia in Europa per conoscere le grandi
opere d’arte. La sua arte lo porta a confrontarsi con il tema della
Crocifissione provocando la rottura con il suo ambiente di origine. Il
romanzo affronta il tema del rapporto tra fede e tradizione e il mondo
contemporaneo.
Un’immagine
ispirata alla Crocifissione bianca di
Chagall e alla Crocifissione di Brooklyn
di Potok, con una citazione proprio dal romanzo “Il mio nome è Asher Lev”.
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