domenica 23 febbraio 2020

“LA CROCIFISSIONE BIANCA” L’OPERA CARA A PAPA FRANCESCO

Nell’affrontare la “Giornata della Memoria” e la “Giornata del Ricordo”, spesso nelle classi si portano come esempio le opere d’arte o libri particolarmente significativi.
E’ il caso dell’opera d’arte di Chagall “La crocifissione bianca” e il libro di C. Potok “Il mio nome è Asher Lev”.
Marc Chagall, che era nato nel 1887 in Bielorussia, a Vitebsk, e apparteneva a una famiglia ebrea ben inserita nella locale comunità chassidica, dipinse la tela nel 1938 a Parigi, dove risiedeva da tempo con la famiglia. L’Europa stava vivendo uno dei momenti più bui e tragici della sua storia: Hitler avrebbe invaso la Polonia l’anno seguente e per gli ebrei era iniziato il tempo del dolore: risale proprio all’autunno del ‘38 la “Notte dei Cristalli”, un evento che segnò l’inizio della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal nazismo. 
L’ebreo Chagall si serve della teologia cristiana per raccontare i patimenti del suo popolo».
La Crocifissione bianca è un dipinto dai colori vivi, che mostra l’influenza esercitata sul pittore dai surrealisti; un dipinto dallo stile onirico caro a Chagall, prediligeva i contrasti, i paradossi, era un artista profondamente ebreo.
Al centro dell’opera spicca il grande crocifisso raggiunto da una luce bianchissima e divina che proviene dall’alto: Cristo, con il volto reclinato e gli occhi chiusi, pare dormire. Il ventre è cinto non dal perizoma ma dallo scialle rituale della preghiera, il tallit, mentre ai Suoi piedi arde la menorah, il candelabro ebraico. Una corona dolente e disperata si muove intorno a Lui: un susseguirsi di scene di violenza, distruzione, dolore. Una sinagoga è avvolta dal fuoco appiccato da un uomo in divisa e stivali neri, un nazista; una madre spaventata fugge stringendo a sé il figlio, mentre un ebreo scappa portando in salvo la Torah e un altro attraversa le fiamme che si sprigionano da un altro rotolo. Un vecchio, con una targa bianca appesa al collo, si mostra umiliato e vulnerabile. Uomini stremati su una piccola barca chiedono aiuto agitando le braccia; soldati dell’armata rossa avanzano con le loro bandiere mentre le case capovolte di un villaggio mostrano la devastazione dei pogrom. In alto, quasi come angeli, quattro figure dolenti piangono alla vista di tutto questo dolore.
Nella Crocifissione bianca Chagall ha scelto il grande emblema dell’Occidente cristiano, il crocifisso, per raccontare le terribili sofferenze patite dal suo popolo: l’ebreo Gesù, inchiodato sulla croce, ne diventa il simbolo. Per l’artista, che non era cristiano e non considerava Gesù figlio di Dio, Cristo rappresenta il martire ebreo di ogni epoca, la vittima innocente della prevaricazione e della violenza.
Avendo letto anche i Vangeli, il pittore comprende che Gesù ricapitola in sé la perfezione di ciò che nell’Antico Testamento si dice a proposito della compassione, dell’umanità profonda, della capacità di sacrificio proprie dell’autentico uomo di fede. 
Chagall conosceva bene la storia dell’arte cristiana e la scelta di ritrarre Gesù addormentato quasi dolcemente sulla croce, che non grida e sembra entrare nella pace, Cristo dormiente sulla croce, in somno crucis, in attesa di essere risvegliato il mattino di Pasqua. Alcuni artisti sostengono che l’intenzione di Chagall sia stata quella di ritrarre Gesù addormentato come se volesse in qualche modo cercare un senso all’atroce sofferenza del popolo eletto.
Quando fu chiesto a Papa Francesco quale fosse la sua opera d’arte preferita, rispose indicando la Crocifissione bianca di Marc Chagall, un’opera che non “è crudele, ma ricca di speranza e mostra un dolore pieno di serenità” (diceva in una catechesi).

Invece un testo prezioso esempio di vita ebraica è nella storia del protagonista, Asher Lev, è un bambino ebreo chassidico di Brooklyn. L’autore Chaim Potok descrive il bambino con uno straordinario dono per la pittura, che si scontra con la cultura ebraica e le sue tradizioni. Diventa comunque allievo di uno scultore ebreo non osservante e viaggia in Europa per conoscere le grandi opere d’arte. La sua arte lo porta a confrontarsi con il tema della Crocifissione provocando la rottura con il suo ambiente di origine. Il romanzo affronta il tema del rapporto tra fede e tradizione e il mondo contemporaneo.

Un’immagine ispirata alla Crocifissione bianca di Chagall e alla Crocifissione di Brooklyn di Potok, con una citazione proprio dal romanzo “Il mio nome è Asher Lev”.
Un’immagine ispirata alla Crocifissione bianca di Chagall e alla Crocifissione di Brooklyn di Potok, con una citazione proprio dal romanzo “Il mio nome è Asher Lev”.


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