lunedì 21 settembre 2020

PORTA PIA

In queste giornate calde di fine estate, ricorre una data storica per il Risorgimento italiano “La breccia di Porta Pia”, la presa di Roma che sancì l’annessione di Roma al regno d’Italia. Il 20 settembre 1870 avvenne la presa e la fine dello Stato Pontificio, festa nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. Camillo Benso, conte di Cavour dichiarò il suo intento già al primo discorso come Ministro. Il  principio era quello della "libertà assoluta della Chiesa" cioè la libertà di coscienza, assicurando ai cattolici l'indipendenza del pontefice dal potere civile. 

Poco dopo Cavour affermò in parlamento che riteneva «necessaria Roma all'Italia» e che prima o poi Roma sarebbe stata la capitale, ma che per far questo era necessario il consenso della Francia. Sperava che l'Europa tutta sarebbe stata convinta dell'importanza della separazione tra potere spirituale e potere temporale e quindi riaffermò il principio di “libera Chiesa in libero Stato”.

Particolare di questa vicenda è il capitano Giacomo Segre (1839-1894 sepolto a Chieri nella zona ebraica): quel giorno, aveva 31 anni, comandava la V batteria pesante del IX reggimento di artiglieria.  Alle 5.20 del fatidico 20 settembre 1870, ordina d’aprire il fuoco contro Porta Pia. Subito dopo sparano anche la II e l’VIII batteria del VII reggimento, dirette dai capitani Buttafuochi e Malpassuti. I loro 888 colpi creano la breccia da cui i bersaglieri irrompono nella capitale dei papi, trasformandola in quella dell’Italia Unita.

Segre spara per primo, una storia poco nota, proprio per la scomunica di Pio IX: a lui non interessava molto, perché era un ebreo. Come del resto interessava poco anche a Nino Bixio, noto «mangiapreti» attestato sul Gianicolo, a tre miglia da Porta San Pancrazio: e infatti apre pure lui il fuoco. Ma il primo colpo verso il tratto di mura tra Porta Pia e Porta Salara, dove verrà aperta una breccia di 30 metri attraverso cui passano i bersaglieri, è stato di un capitano ebreo: forse, proprio in quanto tale. Era il nonno materno dello storico Paolo Alatri, il quale ricordava: «In seguito, fece un po’ di carriera; divenne colonnello, ma non andò oltre, perché morì giovane».  Aveva 55 anni.

Una curiosità è che tra i partecipanti all'evento vi fu anche lo scrittore e giornalista Edmondo de Amicis, all'epoca ufficiale dell'esercito italiano che ha lasciato una particolareggiata descrizione dell'evento nel libro Le tre capitali:

«[...] La porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materasse fumanti, di berretti di Zuavi, d'armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti. [...]» 

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Torino, Parlamento del Regno d'Italia. Qui vennero firmati importanti documenti, come lo Statuto Albertino nel 1848 e il trasferimento della Capitale.

Torino, Museo del Risorgimento, Telaio per la Bandiera d'Italia.