Figlio di contadini, Giovanni Bosco nasce in una cascina nella frazione
collinare “I Becchi” di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco). Lavora
nei campi come garzone e, dunque, la sua attenzione verso l’agricoltura è
dovuta alle origini familiari; porta spesso i ragazzi a vendemmiare nelle vigne del
Monferrato e scrive anche diversi articoli sull’argomento: in uno di questi si
legge che il vino fa bene se buono e bevuto con discrezione, mentre l’eccesso
nel bere abbrevia la vita ed è causa di guai e miseria per tante famiglie.
A lui è attribuito un volumetto intitolato L’Enologo
italiano:
“In mezzo a tale
fermento compariva un volume di 150 pagine dal titolo: “L'Enologo Italiano”,
opera di D. Bosco, del quale non ci venne fatto di trovare copia non ostante
lunghe ricerche. In esso libro, dopo aver accennato alla coltura delle viti,
alle condizioni di una buona cantina, alla preparazione dei tini, delle botti e
degli altri vasi vinari, egli insegnava tutte le diverse maniere di produrre il
vino, il tempo di travasarlo, il modo di conservarlo sano, d'impedire che
inacetisca o prenda gusti cattivi, pei quali tante volte una povera famiglia si
vede andare a male le fatiche e il reddito di un intero anno. Egli aveva
incominciato questo scritto sul finire del 1844, quasi, egli disse, per darsi
uno svago, occupandosi eziandio del benessere materiale de' suoi compaesani. Ma
D. Bosco non operava mai a caso, mai fuori di tempo. Pare che un suo primo
trattato siagli riuscito molto compendioso e che ora lo svolgesse con maggiori
ragguagli. Consegnatolo alle stampe, lo diffondeva a più migliaia di copie fra
i contadini e ne faceva un presente ai parroci, ai medici, ai sindaci di sua
conoscenza; di propria mano lo donava in Torino ad alcuni di quelli che si
proclamavano paladini delle libertà popolari, e non dimenticava di farne
ossequio a certi membri più influenti dei vari Congressi. Non era entrato in
politica, ma faceva proprie con questo libro le idee e le aspirazioni del
popolo in ciò che si riferiva alla sua prosperità. Dappertutto si parlava di
commerci e di dazi pel vino; quindi con “L’Enologo” D. Bosco si dimostrava,
quale era, un amante de' suoi concittadini, un fautore di progresso e di
civiltà; e guadagnavasi la simpatia di molti, dei quali importavagli assicurarsi
l'appoggio”.
(dalle Memorie Biografiche di Eugenio Ceria, 1933)