Perché i giovani sono a disagio, visto che hanno
tutto?
Questa è la domanda centrale, tema del convegno al
quale abbiamo partecipato giovedì 18 ottobre 2018 presso il Palazzo di
Giustizia di Torino “DISAGIO GIOVANILE DEVIANZA SOCIALE E SCOLASTICA:
LA VOCE DEI RAGAZZI L'INCLUSIONE PER TUTTI”.
Sono intervenuti: la Dott.ssa Stefania Guido, Pedagogista Anpe Piemonte;
la Dott.ssa Luisa Piarulli, Pedagogista, esperta in Bioetica e pedagogia del
territorio e precedentemente Presidente Anpe Piemonte e Anpe Nazionale; Don
Luigi Merola, della Fondazione A VOCE DE CREATURE di Napoli.
Le riflessioni, fatte alla presenza di molti docenti e di un numero
considerevole di studenti delle scuole superiori, sono state davvero
interessanti ed hanno toccato alcuni nodi essenziali, che presentiamo in
sintesi.
Oggi bisognerebbe parlare di disagi, perché
sono tanti; a un grado zero il disagio è normale, come ad esempio quello
adolescenziale-evolutivo.
Ma può essere anche disagio specifico a livello
storico, culturale, educativo ecc.; diventa, cioè, l'effetto di una specifica
modalità di costruire un modello sociale: ad esempio una volta si manifestava
come un aspetto conflittuale tra adolescente e genitore; questo conflitto era presente
fino a 20-30 anni fa ed era un conflitto tra la legge familiare e il desiderio
individuale. Era un disagio legato a un senso di rinuncia e insoddisfazione,
perché l’adolescente non riusciva a soddisfare il proprio desiderio. Oggi non
c'è più un conflitto e quindi non c'è più nemmeno l'apertura al desiderio.
Il disagio odierno è mancanza della mancanza
e questo è preoccupante, perché si trasforma molte volte in
disadattamento e de-vianza: i giovani hanno tante strade davanti e non sanno
quale prendere; oggi, spesso, le agenzie educative hanno uno scarso interesse a
questo momento, perché la vita è frenetica e non si ha tempo di accompagnare in
questo crocevia l'adolescente, che si trova così solo e percepisce un futuro
privo di progettualità.
Dunque, il disagio giovanile è lo specchio di un
disagio più generale: i giovani dovrebbero avere dei modelli educativi, dei
punti di riferimento, dei sogni. La nostra società è basata sulla delega
educativa alla scuola, che recepisce gli indicatori di disagio, come ad es. il
bullismo e il cyberbullismo, che sono i più evidenti. Ma quelli più gravi sono
quelli più nascosti, come la depressione tra i bambini e il mutismo selettivo. Tuttavia,
la scuola non può fare tutto da sola, c'è la necessità di una collaborazione a
livello territoriale. Non è più possibile parlare di responsabilità della
scuola, della famiglia, ecc.; bisogna parlare di corresponsabilità.
E un esempio concreto è quello portato da don Luigi
Merola: la fondazione A VOCE DE CREATURE (la cui sede è “Villa di Bambù”,
confiscata alla criminalità organizzata). In napoletano “voce” è il pianto del
bambino; per l'adolescente è il silenzio, la criminalità. Don Merola è
impegnato nella lotta contro la camorra e nella costruzione per e con i giovani
di una realtà alternativa, costituita da attività e progetti di istruzione,
educazione finalizzati alla formazione alla cittadinanza attiva ed all’integrazione
culturale. Questo deve far riflettere sull’importanza di testimoniare in prima
persona che è possibile conciliare legge e desiderio, e con l’impegno e la
collaborazione possiamo aiutare i più giovani nel loro processo di crescita. La
Montessori parlava del bambino come “padre dell'uomo”: bisogna ricominciare dai
bambini, ripristinando la relazione e l'educazione (educare =
tirar fuori il talento).
Al Convegno “Disagio giovanile
devianza sociale e scolastica: la voce dei ragazzi l'inclusione per
tutti”.
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